Milano Fashion Week SS26, chi si siede in prima fila?
Se il front-row un tempo era un affare da dive, oggi tutto è cambiato. Dai buyer, alle influencer, alle star della Gen Z. Ecco a chi vanno gli inviti più ambiti delle sfilate
C’era un tempo in cui la prima fila di una sfilata era un territorio sacro, popolato da editor-in-chief con occhiali scuri, manager silenziosi, “sciure” in pelliccia e supermodelle.
Poi con l’arrivo dei social, degli smartphone e del “se non è instagrammato non è successo” tutto è cambiato, anche il pubblico in front row.

Oggi, sedersi in prima fila non è solo questione di status: è un messaggio, una strategia, un posizionamento narrativo.
Ma quindi, chi conta davvero? Chi decide a pochi metri dalle indossatrici che cosa farà tendenza nella prossima stagione e soprattutto da quale punto di vista comunicarlo?
Influencer e talent sì, ma quali
Dopo il caso giudiziario che ha visto coinvolta la massima esponente europea del mondo digitale, Chiara Ferragni, il percepito da parte dei brand della moda degli influencer è radicalmente cambiato, così come gli indirizzi a cui i corrieri, durante queste Fashion Week, consegneranno inviti sempre più creativi e da collezione.

Gli influencer ci sono ancora sì, ma non basta più un milione di follower per guadagnarsi un posto in guest list.
Oggi servono credibilità estetica e valoriale, un’identità precisa, una community attiva, relazioni e, soprattutto, il giusto mercato di riferimento.
Ecco perché il parterre di certe sfilate si sta popolando di star dagli occhi a mandorla, apprezzatissime soprattutto tra la Gen Z.

O di una nuova generazione di “figli e figlie di” che si siede in prima fila non solo per il cognome, ma per uno stile autentico e una presenza social trasversale tra moda, cinema, arte.
Giovani, belli e vestiti “bene senza sforzo” vengono scelti perché portatori sani di un’aspirazione borghese aggiornata ai tempi che corrono e che si rivolge ad un pubblico da "conquistare" senza testimonial.
Basti pensare alla figlia di Monica Bellucci e Vincent Cassel, Deva che, ancora prima di aver calcato le passerelle, è da tempo tra gli ospiti più importanti delle principali maison del prêt-à-porter o a Vittoria di Savoia, figlia di Emanuele Filiberto, che (spesso in compagnia della mamma Clotilde Courau) flirta con la moda parigina con una naturalezza impressionante…

Ma chi influenza davvero i nostri acquisti?
Oggi accanto alle star del mondo del cinema e della musica ci sono artisti, scrittori, curatori d’arte, filosofi, che aggiungono profondità alla narrazione della moda e si rivolgono a una nicchia di consumatori che seppur ristretta è sempre più preziosa.
Così come oltre alle voci editoriali che ancora contano, stanno emergendo nuove penne digitali spesso indipendenti e con newsletter e podcast seguitissimi, che accompagnano (se non addirittura supportano) le scelte di tutti quelli che se li non conosci, è perché non vogliono essere riconosciuti nemmeno in prima fila.

Stiamo parlando dei buyer di store chiave come Antonia o Dover Street Market, stylist, casting director che scelgono i volti e gli abiti della stagione senza postare né essere postati ma che nel loro essere così discreti sono tutt’altro che anonimi e, stagione dopo stagione, assumono un peso specifico sempre più rilevante.

Così mentre la moda si allarga, diventa sempre più inclusiva e alla ricerca di voci nuove ci sono certi brand che, quanto meno in questa Milano Fashion Week appena inaugurata, decidono di muoversi controtendenza.
È il caso di Versace e Gucci, da sempre tra i front-row più interessanti, variegati ed internazionali della settimana milanese del prêt-à-porter che, in questo fine settembre, hanno scelto di presentare le proprie collezioni e i loro nuovi direttori creativi a porte chiuse lontano dal clamore mediatico e della strada.
Se questa scelta rappresenti l’inizio di un’altra nuova era è presto per dirlo ma, senza dubbio, al momento la prima fila resta ancora il vero specchio del sistema moda: fluido, selettivo, in continua evoluzione….
E se ci si arriva, è perché si ha qualcosa da dire, anche solo con uno sguardo.
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