Milano Fashion Week SS26: Antonio Marras porta in passerella il Bloomsbury Group
La nuova collezione Primavera Estate 2026 dello stilista sardo ci trasporta in un'estate degli anni Venti. Un dialogo tra tradizione sarda, arte contemporanea e contaminazioni internazionali
La Milano Fashion Week Primavera Estate 2026 si è illuminata con la poesia di Antonio Marras, che ha presentato una collezione capace di trasformare la passerella in un racconto visivo di memorie, viaggi letterari e tradizioni sarde.
Tra contaminazioni culturali e rimandi al Bloomsbury Group (il circolo di intellettuali, artisti e scrittori inglesi che si riuniva nella zona di Bloomsbury, a Londra, all'inizio del XX secolo), lo stilista ha ancora una volta confermato il suo ruolo di narratore visionario della moda italiana.
La SS26 di Marras, un viaggio tra letteratura e Mediterraneo
Il punto di partenza della collezione è la riscrittura immaginifica di un episodio reale: il soggiorno di D.H. Lawrence e Frieda von Richthofen in Sardegna nel 1921, narrato nel diario Sea and Sardinia.
Marras immagina che a quel viaggio si uniscano anche Virginia Woolf, Katherine Mansfield e gli altri membri del Bloomsbury Group, trasformando la sua Alghero in un paradiso terrestre dove letteratura, arte e vita si fondono.
La passerella diventa così una “stanza con grandi finestre sul verde” popolata da scrittori, artisti e intellettuali, un luogo dove i confini tra storia e immaginazione svaniscono.
Da qui l'idea di portare in scena anche lo scrittore Francesco Carofiglio, eccezionalmente in veste di modello, ma anche rappresentante di un moderno e immaginario nuovo Bloomsbury Group.
Una primavera estate tra sartorialità e leggerezza
La collezione scivola tra epoche, linguaggi e suggestioni con naturalezza. I colori si fanno morbidi e sussurrati, con sfumature che vanno dal lilla all’ecrù, dal rame al rosa, fino ai toni più intensi del cioccolato e del nero stinto.
I tessuti raccontano un intreccio di tradizioni: pizzi e damaschi si alternano a righe jacquard, check e motivi galles, mentre bouquet di fiori sembrano esplodere su ricami preziosi che richiamano acquerelli. Le silhouette, ora sinuose e femminili, ora androgine e rigorose, evocano vestaglie da diva hollywoodiana, tailleur maschili e completi pigiama che trasformano l’abbigliamento quotidiano in gesto artistico.
Marras costruisce un dialogo costante tra maschile e femminile: gli stessi tessuti si prestano a interpretazioni differenti, creando un linguaggio comune che esalta la libertà di espressione e rompe i rigidi schemi dell’etichetta. La passerella diventa un palcoscenico dove grandi caban, giacche sagomate, abiti da cocktail e capi di maglieria elaborati come ricami preziosi si susseguono senza gerarchie, fondendo sartoria, artigianato e narrazione.
La Sardegna come centro del mondo
Al centro della sfilata c’è la Sardegna, “crocevia di culture e custode di tradizioni”. Pezzi autentici dei costumi sardi – gonne, cuffie, busti ricamati tra XIX e XX secolo – sono stati utilizzati senza rivisitazioni, per preservarne la bellezza originaria. Una scelta forte, che trasforma l’heritage locale in patrimonio condiviso.
Emblematica anche la presenza del pastore Giuseppe Ignazio Loi, simbolo di resistenza e amore per la propria terra, che Marras ha voluto come ambasciatore di questa visione.
La performance in passerella
Il défilé è stato una vera e propria narrazione teatrale: un intreccio di riferimenti storici, arte e attualità che ha emozionato i presenti. La moda di Marras, ancora una volta, non si limita al vestire ma diventa manifesto culturale, capace di unire identità locali e orizzonti globali.
Con la collezione Primavera Estate 2026, Antonio Marras riafferma la sua capacità di fondere moda, letteratura, teatro e memoria in un’unica visione. La Sardegna diventa il centro simbolico di un Mediterraneo aperto al dialogo e alla contaminazione, mentre la passerella si trasforma in un luogo di resistenza poetica contro l’omologazione.
Un atto d’amore verso le radici, ma anche un invito universale: la bellezza, come ci ricorda Marras, appartiene a tutti.
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