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15 maggio 2025

Dorothea Lange, la sua America in mostra a Milano

La fotografa ha indagato le condizioni di vita dopo la Grande Depressione. Emergono la miseria e la fatica di uomini e donne, migranti nella loro terra, negli Anni 30

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C’è una foto, più delle altre, che racchiude il talento, l’impegno e la storia della fotografa Dorothea Lage, nata nel 1895, origini tedesche, americana del New Jersey. É tra le immagini più iconiche del XX secolo. Si chiama “Migrant Mother”, anno 1936, e ritrae una donna stanca, con lo sguardo perso nel vuoto e dei bambini che si stringono a lei. Una foto che ha cambiato il modo di raccontare il dolore.

Nel pieno della Grande Depressione americana, la Lange, che lavorava per la Farm Security Administration - armata di macchina a soffietto e intuito straordinario- si fermò in un campo profughi a Nipomo per documentare le condizioni dei lavoratori agricoli migranti.

La protagonista dello scatto è Florence Owens Thompson, madre di sette figli, poco più che trentenne all’epoca. Tre dei suoi bambini si appoggiano a lei: due si nascondono dietro le spalle, un neonato è probabilmente sulle sue ginocchia, avvolto in una coperta. Il suo volto, segnato dalla fatica e dall’incertezza sul domani, testimonia la crisi economica più dura della storia d’America.

Migrant mother
Dorothea Lange Madre migrante. Raccoglitori poveri di piselli in California. Madre di sette figli. Età: trentadue Nipomo, California. 1936 The New York Public Library | Library of Congress Prints and Photographs Division Washington

Dorothea Lange raccontò in seguito che Florence accettò di essere fotografata senza chiedere nulla in cambio, con il solo intento di aiutare altre persone nella sua situazione. Lo scatto ebbe l’effetto sperato e mobilitò aiuti governativi immediati.

Oggi a 135 anni dalla nascita, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano racconta proprio l’apice della carriera di Dorothea Lange, quando tra gli Anni 30 e 40 la fotografa testimoniò l’attualità drammatica degli States. Dalla condizione dei lavoratori agricoli alla schiavitù, fino alla segregazione della popolazione giapponese in seguito all’attacco di Pearl Harbour. In tutto 140 scatti che ripercorrono le contraddizioni di un Paese in difficoltà.

Dorothea Lange
Dorothea Lange Un grande cartello con la scritta "Sono un americano" affisso sulla vetrina di un negozio tra le [401-403 Eighth] e Franklin Street l'8 dicembre, il giorno dopo Pearl Harbor. Il negozio è stato chiuso in seguito all'ordine di evacuazione delle persone di origine giapponese da alcune zone della costa occidentale. Il proprietario, laureato all'Università della California, sarà ospitato insieme a centinaia di sfollati nei centri della WRA per tutta la durata della guerra Oakland, California. 1942 The New York Public Library | Library of Congress Prints and Photographs Division Washington

Con il coraggio della reporter e la sensibilità della ritrattista, la Lange riuscì a portare l’esperienza del singolo e il dolore collettivo di tante comunità all’attenzione del mondo intero, fornendo spunti di riflessione su temi come povertà, crisi climatica, discriminazione e migrazioni.

Dorothea Lange
Dorothea Lange La giovane evacuata Kimiko Kitagaki sorveglia i bagagli della famiglia prima di partire in bus, tra mezz'ora, per il centro di raccolta di Tanforan. Suo padre ha lavorato nel settore del lavaggio e della tintoria fino al giorno dell'evacuazione Oakland, California. 1942 The New York Public Library | Library of Congress Prints and Photographs Division Washington

La mostra Dorothea Lange, a cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi, è visitabile fino al 19 ottobre 2025. Un invito a guardare il passato per capire e scongiurare i pericoli del presente.

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