In un panorama dove l’immagine è spesso effimera, cresce un micro-universo estetico che rivendica durata e genealogia: le coppie madre-figlia come icone viventi, “continuum” dello stile che travalica stagioni e tendenze. La recente campagna Gap con Gwyneth Paltrow e Apple Martin è solo il più recente tassello in una narrazione che si è già rivelata capace di arrivare fino alle prime file delle haute couture parigine. Qui si costruiscono i legami, si affermano le eredità, si riconosce il potere della bellezza che si trasmette.
La scelta di GapStudio per la collezione autunno/inverno 2025 di mettere al centro Gwyneth Paltrow e la figlia Apple in uno styling coordinato denim-on-denim non è un’operazione di branding superficiale, bensì quasi un atto simbolico. Le immagini, firmate da Mario Sorrenti, presentano capi classici (la giacca sherpa, il trench color cammello, il denim strutturato) reinterpretati in chiave moderna, e propongono l’idea di un guardaroba condiviso, sospeso tra generazioni.
Ma al di là dei capi, ciò che risuona è la connessione tra i due volti: Apple, fino a oggi distante dal mondo delle campagne mainstream, viene chiamata in scena non come semplice figlia, ma come co-protagonista capace di stare al fianco della madre. E Gwyneth, con il suo status di icona ’90s, fornisce puntelli storici a un’operazione che vuole essere tanto nostalgica quanto contemporanea. Questa campagna apre la sceneggiatura: la moda non chiede più solo bellezza individuale, ma relazione. Ed è proprio da qui che guardiamo verso Parigi, dove alcune di queste coppie emergono, complici e complementari, sotto i riflettori delle Fashion Week.
Durante la Paris Fashion Week Madonna e Lourdes Leon hanno iniziato a camminare nella stessa luce, presentandosi insieme allo show Saint Laurent con look total black dall’estetica gotica e sofisticata. La madre, in pelle, trasparenze e cinture in vita, e la figlia, con un abito midi nero completato da calze e décolleté abbinati, hanno mostrato come due generazioni possano dialogare nello stesso codice visivo mantenendo identità distinte.
Non un semplice esercizio di “twinning”, ma un gesto simbolico: condividere lo spazio della moda e trasformare i flash in testimonianza di un legame estetico e culturale. Madonna, pioniera nell’usare la moda come manifesto iconico, impone ancora oggi la propria leggenda visiva; Lourdes, ormai affermata tra modeling e performance, rielabora quell’eredità in chiave contemporanea, tra minimalismo, pelle e trasparenze che raccontano forza e vulnerabilità. L’apparizione coordinata a Parigi suggella così un clan stilistico che, dalla ribellione originaria, evolve verso un’estetica condivisa ma mai uguale.
Alla sfilata di Courrèges alla Spring/Summer 2026 durante la Paris Fashion Week, Naomi Watts ha scelto di vivere la moda da spettatrice privilegiata, seguendo con emozione la passerella della figlia Kai Schreiber. L’attrice, icona di eleganza misurata, ha trasformato il front row in un momento di orgoglio materno, lasciando che i riflettori si spostassero sulla nuova generazione. Non più solo diva sotto i flash, ma madre che osserva e sostiene, Watts ha incarnato quella trasmissione silenziosa di stile e carisma che dal red carpet passa ora alla passerella della figlia, in un dialogo familiare tra esperienza e debutto, presenza e promessa.
Cindy Crawford ha modellato il volto delle supermodel negli anni Novanta, con un’impronta di eleganza atletica e fascino universale. Kaia Gerber, emergendo giovanissima, non è semplice erede ma una figura che ha costruito un proprio imperio stilistico: presenza fissa a Parigi, Milano e New York, volto delle maggiori campagne. Quando compaiono insieme — sul red carpet o in eventi moda — si percepisce una continuità che non necessita di forzature: il corpo, lo sguardo, l’attitudine dialogano come due capitoli di un’unica storia. È il mito che si rinnova senza perdere la propria aura.
Kate Moss, con la sua silhouette androgina, il portamento algido e la capacità di incarnare il rock couture, ha plasmato un’epoca. Lila Grace, cresciuta nell’ombra del mito materno, è entrata nel fashion system con delicatezza, portando con sé il bagaglio emotivo e visivo della madre, ma traducendolo in una sensibilità più morbida. Quando le due appaiono fianco a fianco, come accaduto allo show Saint Laurent, non è un’esibizione ma quasi un rituale: il mito che non tramonta, ma si riscrive attraverso il volto della figlia.
Heidi Klum, figura poliedrica della moda e dello spettacolo, ha scelto di condividere con la figlia Leni parti del proprio palcoscenico stilistico, ad esempio in campagne lingerie. Leni non è mera erede di un’eredità visiva: è soggetto con voce, corpo e misura proprie. La complicità che si manifesta nello scatto congiunto — giochi di sguardi, sovrapposizioni stilistiche, posture che si rispondono — rende visibile non la replica ma la conversazione stilistica tra le generazioni.
Monica Bellucci, icona di sensualità, eleganza e mistero mediterraneo, ha costruito un immaginario che unisce classicismo e corpo. Deva Cassel, con i suoi lineamenti decisi, lo sguardo intenso e una presenza scenica già affermata, entra in scena non come copia ma come interpretazione contemporanea di quel patrimonio. La sua presenza a una sfilata Dior a Parigi conferma che il passaggio generazionale non è astratto, ma reale: bellezza, stile e magnetismo che si tramandano e si riplasmano. Monica e Deva appartengono a quel piccolo club del fashion clan in cui madre e figlia assumono insieme la responsabilità visiva di un’eredità estetica.
Beyoncé, icona di potenza e femminilità, ha trasformato la propria immagine in un simbolo culturale globale; la figlia Blue Ivy, cresciuta nel riverbero della celebrità materna, ha iniziato a condividere con lei non solo il palco ma anche momenti di rappresentazione visiva. Ai Grammy 2025, ad esempio, madre e figlia hanno calcato il red carpet in total white: Beyoncé in un abito avorio dalle linee scivolate e dettagli gioiello, Blue Ivy in un mini-dress coordinato che dialogava con eleganza e freschezza giovanile. Non è solo questione di stile, ma di appartenenza: la famiglia Carter si muove come un vero fashion clan, capace di trasformare ogni apparizione pubblica in un rito estetico condiviso, in cui l’icona guida e la figlia raccoglie e rielabora i codici per portarli nel futuro.
Quando Gwyneth e Apple si guardano nelle foto di campagna, non stiamo semplicemente assistendo a un’operazione commerciale, ma a un manifesto estetico: il legame che diventa forma, la linea visiva che rende visibile l’eredità. Quando Madonna e Lourdes appaiono insieme nel front row parigino, quel manifesto si fa gesto pubblico. Quando Kaia cammina sulle passerelle internazionali, stringendo idealmente la mano della madre, si compie la migrazione dello stile nel presente. La moda, che ama l’effimero, oggi cerca la permanenza. Come se, idealmente, le madri portassero la memoria, le figlie la proiettassero nel futuro. In quel dialogo — silenzioso, visivo, potentissimo — non si consuma solo uno show, ma una genealogia del glamour, fatta di pelle, luce, postura, sguardo. E in quel filo invisibile, ogni stagione incontra la sua eredità.
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