Milano Fashion Week, la cronaca sfilata dopo sfilata
Le collezioni autunno-inverno 2025/2026 delle sfilate. Ecco cosa non perdere
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Milano è moda. Soprattutto in questi giorni della MFW, in cui vanno in scena le sfilate autunno/inverno 2025/2026. Gucci ha aperto le danze con la collezione presentata dalla squadra creativa, dopo l’addio di Sabato de Sarno. Foulard, minigonne, pellicce, blocchi di colore sgargianti hanno conquistato il Superstudio Maxi. Due G incrociate a creare la passerella in un defilé dove l’omaggio al fondatore Guccio Gucci è molto presente. Yannik Sinner e Jessica Chastain tra gli ospiti del marchio dal filetto equestre.
Il romanticismo di Alberta Ferretti con il debutto di Lorenzo Serafini
Lorenzo Serafini debutta per Alberta Ferretti con lo show Progressive romantics a Palazzo Donizzetti. Il nuovo direttore creativo porta sulla passerella una donna romantica e razionale. Abiti che non solo vengono indossati, ma anche interpretati. I look creano associazioni effortless, ma sofisticate, con richiami al mondo della lingerie. Capispalla minimal avvolgono sottovesti dai tessuti impalpabili, diventando un’estensione della personalità di chi li indossa. Linee delicate si diramano in ruches romantiche. L’alternanza di colori cattura. Si passa dal nero al rosso, dall’avorio al grigio, fino al rosa, sempre presente.
L’universo Bridal saluta il pubblico a fine sfilata con un abito da sposa plissettato e abbinato a una cappa removibile, realizzato con più di 30 metri di chiffon. Serafini, con il suo primo show per Alberta Ferretti, rende omaggio alla storica direttrice di Vogue Italia, Franca Sozzani, portando in passerella modelle dai capelli ondulati a effetto naturale con riga al centro.
K-Way celebra 60 anni di innovazione e stile
Atmosfera energica da K-WAY con la nuova collezione R&D. Al Museo della Permanente sfilano mantelle, polo, trench, sciarponi over. La stratificazione è di tendenza. L’atmosfera che si respira è effervescente, con look dai colori accesi e vibranti che spiccano e fanno risplendere i tessuti tecnici, insieme a tonalità del momento, come il burgundy. In passerella anche la star koreana del K-pop Shownu, nuovo testimonial del brand.
La sfilata-party di Dsquared2: 30 anni tra streetwear e provocazione
Una gigante festa, la scenografia degna degli studios hollywoodiani che ricrea l’atmosfera delle strade di New York, tra personaggi pittoreschi di ogni tipo... Dean e Dan ripercorrono i 30 anni della loro storia, quella di Dsquared2, con uno spettacolo dedicato alla loro musa ispiratrice, la figura che li ha incoraggiati a creare, la fotografa ritrattista canadese Julie Enfield: “In occasione del trentesimo anniversario della vocazione che ci ha salvato - un sogno che non si sarebbe mai realizzato senza di te - ti dedichiamo questo spettacolo”, ha dichiarato il duo creativo. Ospiti front row, Tony Effe, Chiara Ferragni, Anna Pepe e Mia Khalifa.
Apre lo show la star mondiale del rap Doechii, vincitrice di un Grammy per il migliore album rap, e modella d’eccezione, seguita in sfilata da super top del calibro di Naomi Campbell, Irina Shayk, Isabeli Fontana e Amelia Gray.
La collezione celebra le radici canadesi del brand. Elementi outdoor e streetwear si fondono, dando vita a un’estetica che mixa sensualità e comfort, esclusività e ribellione. I look sfidano le convenzioni e abbracciano l’eccesso. Per le donne, Dsquared2 gioca con i contrasti audaci. Mini shorts si abbinano a corsetti con strascichi, abiti in rete trasparente si sovrappongono a piumini voluminosi e cappelli oversize in pelliccia. Il layering, invece, è protagonista negli outfit maschili con shorts ampi sopra jeans larghi, giacche in lamé argentate e dorate, camicie a quadri e denim impreziositi da dettagli gioiello.
Naomi sfila per ultima su tacchi vertiginosi, con un body in pelle e una giacca nera che riprende l’allacciatura del corsetto ammaliando il pubblico con il suo inconfondibile amplombe e la spettacolare chioma. In chiusura escono da una volante Dean e Dan, i due gemelli designer: Brigitte Nielsen, poliziotta d’eccezione, li ammanetta e insieme sfilano tra gli applausi.
La diva Anni 50 di Luisa Beccaria
A Casa Cipriani, in via Palestro, Luisa Beccaria porta in scena una diva chic Anni 50 nello show Into the light. Silhouette scultoree evidenziano il punto vita. Forme tradizionali, con tessuti che scivolano sul corpo, unite ad altre più fascianti. La palette cromatica si ispira alla natura. Il cielo, con varie tonalità di azzurro. La terra, con sfumature tra i toni del beige, castagna, marrone e bordeaux. La luce, che risplende con l’oro e il platino. Il nero non manca mai e nemmeno il rosa. Abiti con bustino e gonne danzanti sono pronti a regalare un’allure principesca a chi li indossa. Tra completi di velluto, tessuti leggeri, pizzi, organze spiccano anche le piccole paillettes che rendono iridescenti gli outfit. Abiti midi e al ginocchio si alternano ai tailleur che rievocano i capi d’archivio della casa di moda, per una donna in bilico tra etereo e sensuale.
L’opera secondo Antonio Marras
La teatralità è al centro della collezione proposta da Antonio Marras per la stagione autunno-inverno 25/26. La sfilata è un omaggio a La bella d’Alghero, testo del 1982, in cui gli abiti spiccano in un mix tra le classiche silhouette del designer sardo con richiami catalani. Risaltano completi gessati in tessuto principe di Galles, capi in pelle o denim e abiti che giocano tra trasparenze e leggerezza dei tessuti. Presente inoltre l’elemento floreale, sotto forma di spilla o integrato nella trama degli abiti. L’estro creativo di Marras non manca e si denota dall’effetto stratificazione dei pezzi, adornati da ricami, inserti, plissé e pennellate realizzate a mano dallo stesso designer. Ad applaudire in prima fila c'era Sharon Stone, con un twin set composto da cardigan oversize e gonna midi. Al suo fianco anche Aaron Piper, l’attore 27enne famoso per la serie tv Élite.
La creatività eccentrica di Diesel
Impossibile non rimanere travolti dall’energia sprigionata dalla sfilata di Diesel che anche questa volta ha colpito nel segno. Dalla scenografia umanoide e surreale decorata dai colori spray dei graffiti realizzati da 7000 street artist agli abiti ideati da Glenn Martens, il linguaggio del brand esplode in ogni sua accezione. L’unione tra denim, utility, pop e artisanal si mescola con colori tra innovazione e tradizione. La vita dei pantaloni e delle gonne si fa bassissima, spesso abbinata a vistosi piumini indossati sopra ai crop top più audaci. Volumi e tagli asimmetrici accompagnano abiti più aderenti e trasparenti, insieme a cappotti, gonne e camicie dall’effetto bouclé. Diesel si riconferma un vero e proprio manifesto identitario e rilancia un appello all'umanità: la libertà di osare è alla base dello stile.
Max Mara, l’eleganza sofisticata ispirata alle sorelle Brontë
Sofisticata, elegante, sicura di sé. La sfilata di Max Mara si intitola Untamed heroine si muove tra Jane Eyre di Charlotte Brontë e Cime tempestose di Emily Brontë. L’eroina del brand affronta ogni sfida con il suo impeccabile aplomb. Desidera un romanticismo profondo e intenso, quello in chiaroscuro delle storie delle scrittrici vittoriane della prima metà dell'Ottocento.
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Max Mara fonde il classico con un tocco di eleganza neo-gotica e una raffinata rusticità urbana. Il portamento riservato di Miss Eyre e la passione ribelle di Miss Catherine si incontrano in un mix di eleganza e determinazione a partire dalla redingote: aderente sul corpo, stretta in vita e ampia sull’orlo, acquista carattere grazie all’interno trapuntato e alle maniche in pelle o shearling. La redingote diventa anche una gonna ampia che si apre sul davanti rivelando una culotte e calze a coste. I pantaloni alla zuava diventano moderni con pieghe al ginocchio e una fascia in vita. Le gambe sono slanciate da giacche corte. Il gilet torna protagonista: con nuove proporzioni ridotte da indossare sotto una giacca e più audace nella versione country sopra al cappotto.
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I capispalla restano protagonisti, che siano ispirati al mondo militare o al gentiluomo di campagna. Riflettori puntati anche su cappe, avvolgenti clutch coat e robe-de-chambre, talvolta con schiena e maniche in maglia. Si riaccende il fascino del tweed, intrecciato con i colori delle bacche rosse, i toni delle felci autunnali e dei verdi muschiati.
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Filati mouliné diventano maglioni che reinterpretano il corpetto vittoriano per una nuova idea di femminilità. E alla notte si riserva il velluto nero per un abito drammatico o un corpetto steccato.
Genny, onore al merito delle donne
Più di una semplice sfilata. La collezione di Genny è un tributo alle donne e una celebrazione di quella determinazione e quella resilienza tutte femminili. "Volevo omaggiare le donne che fanno tanto come madri e nel lavoro. Fanno sempre tutto in silenzio e io voglio dare voce a questo valore, bisogna riconoscerlo di più". Sara Cavazza Facchini attinge a piene mani all’archivio per delineare la fall winter 2025/2026 di Genny. Quarantacinque le uscite in passerella, con la super top Isabeli Fontana ad aprire e chiudere lo show. È un viaggio nell'archivio in cui si trovano prototipi e modelli disegnati dal 1962 a oggi. A partire dalla nappa, ornamento fatto da un mazzetto di fili intrecciati a un’estremità che nella religione induista evoca il processo di risveglio spirituale con cui si arriva alla beatitudine mentre nell'araldica ecclesiastica e militare indica la dignità rivestita da chi la indossa. Se per Versace nel 1993 la nappa era un segno grafico di grande eleganza, per la stilista è una vera e propria onorificenza conferita alle donne. Sfilano look iper femminili con la giacca da smoking, i pantaloni sciolti, il gilet e un cravattino-fiocco. Medaglie al valore sono applicate come decorazioni sui pullover, come pendenti su mocassini e slingback, oppure trasformate in seta e cristalli su corpetti e borse. I colori della luce e dell’ombra sono spesso abbinati nei vari outfit come nella teoria taoista di Yin e Yan, ma in più consentono di sottolineare la ricerca di nuove forme. Tra le tinte dominanti, il blu mezzanotte del paltò double e dei completi “rubati” al guardaroba di lui, il cammello sui capispalla e una punta di rosa nei classici motivi maschili come spina di pesce o tartan scozzese. Il tutti con gusto british nei capi sartoriali e couture in quelli da sera.
L’inno alla femminilità italiana di Blumarine
Blumarine torna in passerella. Alla direzione creativa del marchio carpigiano debutta David Koma, il fashion designer georgiano di base a Londra. È sexy e misteriosa la donna che solca la catwalk di via Maiocchi. Cappotti colorati, pizzi, sete, trasparenze e chiffon si muovono all'interno di un'atmosfera quasi surreale, immersa in un design minimalista, avvolto da pareti bianche. Classicismo e rock si mescolano per dare vita a una donna romantica, ma allo stesso tempo guerriera e misteriosa. Volant e rouches arricchiscono gli abiti dando ai look note sensuali. A fare da fil rouge tra passato e presente è il fiore, elemento stilistico iconico del brand, che ritroviamo in formato over e scintillante su cinture che impreziosiscono jeans a vita bassa e stampato su abiti leggeri. Strascichi che accarezzano la passerella, bottoni che brillano su tessuti nero corvino, capi rosso fuoco che attirano anche i più distratti. Camicie di jeans, pelliccia, mini dress senza spalline. Una femminilità romantica con tocchi anche di street style.
Il mix perfetto tra maschile e femminile di Emporio Armani
La collezione Autunno-Inverno 2025/2026 di Emporio Armani ha saputo coniugare lo stile alla moda prêt-à-porter. Tra le righe un sottotesto concettuale: sugli abiti appaiono carte da gioco, dettagli di assi di cuore e di picche. Come in una partita di carte, anche in passerella ogni azzardo può portare alla vittoria o costare l’intera mano: una metafora che ben rappresenta il gioco delle regole dello stile. Così Emporio Armani osa unendo l’universo maschile a quello femminile: appaiono colletti e polsini in funzione di collane e bracciali, cravatte, completi in velluto e giacche asimmetriche. Particolare attenzione ai materiali, diversi tra loro, tra lane lavate, velluti e jacquard di lana-seta. Dominano i classicissimi toni scuri, sul blu e il nero, con qualche accenno di rosso e verdi brillanti.
Fuoco e fiamme, lo stile vulcanico di Roberto Cavalli
Lava e fuoco sfilano in passerella con la collezione di Roberto Cavalli fw ’25-‘26. Il direttore creativo Fausto Puglisi omaggia la storia. In passerella abiti dall’aria delicata e sofisticata che si ispirano agli scavi di Pompei. Completi camicia e pantalone con stampe dalla resa pittorica camminano in un set total black immerso in luci dalla tonalità rossastra. Abiti di velluto bordeaux accarezzano i corpi, il color porpora si unisce all’oro creando un effetto fuoco e fiamme. Camicie di seta esplodono nel buio e la fantasia pitone torna protagonista, fondendosi con la stampa mosaico. I tessuti nero corvino vengono ricoperti da strisce laviche, a ricordare la potenza del Vesuvio. Profonda la ricerca del team creativo di Cavalli al Museo Archeologico di Napoli. Un lavoro che ha permesso di presentare abiti e capi spalla opulenti, slip dress lingerie arricchiti di ricami preziosi e pietre, mini dress che fanno l’occhiolino ad antiche armature. Sfila una bellezza che non svanisce, che resta, al di là delle mode.
Lo stile onirico secondo Etro
Dall’idea del direttore creativo Marco de Vincenzo di trarre ispirazione dalle antiche leggende degli dèi egizi, in un mix concettuale di teorie cosmologiche e simbolismi mitologici, la sfilata di Etro rappresenta l’unione tra passato e presente. L’arte primitiva si mescola allo stile in un connubio di richiami antichi e forme attuali. Dalle maxi pellicce in lana e i maxi colbacchi, alternando lunghezze, gli abiti sfilano in passerella in un tripudio di colori, layers e fantasie che abbondano su ogni look. Nuove borse, nuovi accessori e una collaborazione con l'artista coreana Maria Jeon, capace di trasformare gli abiti in creazioni uniche dal carattere ibrido e polivalente. La varietà di tessuti è notevole e spazia dalle maglie ricamate alle paillettes luccicanti fino alla lana grezza. L’iconica fantasia paisley tipica del brand domina la pedana, presentandosi in diverse forme per ogni look, tra motivi decorativi e floreali. La troviamo su completi in denim, gonne, maglie, giacche, ma anche su foulard, sciarpe e borse. Non mancano gli accessori tra pendenti, charms e gioielli dal richiamo ancestrale.
L’intelligenza artigianale e raffinata di Tod’s
La celebrazione del savoir-faire e dell’artigianalità Made in Italy. Lo show di Tod’s fw ‘25-’26 si muove attorno a questi principi tanto cari al brand, eccellenza tricolore nella pelletteria e nelle calzature. Al Pac di Milano, ad accogliere gli ospiti della sfilata, Carla Bruni con ago e filo in formato oversize. L’ex première dame de France, trasformata per l’occasione in scultura dall’artista Nelly Agassi, svettava in un abito creato da frammenti di pelle di recupero con un patchwork geometrico in un dégradé di marroni. Una vera e propria opera d’arte, titolata Intelligenza Artigianale, per ricordare che dietro a ogni prodotto ci sono le mani e l’esperienza di persone in carne e ossa.
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Nella collezione disegnata dal direttore creativo Matteo Tamburini, alla sua terza esperienza per Tod’s, si ritrova la vocazione di una raffinatezza pensata per donne sicure della propria femminilità. In passerella abiti in lana sfilacciata, trench in pelle, soprabiti in faux fur da diva. I capispalla dominano. La palette cromatica spazia dal cioccolato al rosso fino al nero, tra maxi giacche doppiopetto e peacoat con inserti in pelle. L’iconico Gommino viene reinventato. L’effetto d’insieme è raffinato, potente, contemporaneo. “Ho citato l’approccio materico di Alberto Burri, i tagli di Lucio Fontana mentre i lavori di Carla Accardi si riconoscono nei capi in alpaca pettinata”, ha dichiarato Tamburini. Come dire: la moda è arte. Ancora una volta.
Il binomio moda e umorismo di Moschino
La collezione autunno-inverno di Moschino 2025/2026 rende omaggio al grande Franco Moschino. Il file rouge che accomuna il fondatore del brand con l’attuale direttore creativo, il designer argentino Adrian Appiolaza, è il rapporto tra moda e umorismo. Il risultato è quel caos ricercato che da sempre rappresenta il marchio. Tutto prende vita dai tagli sartoriali dei capi e da un abito chiamato “Mannequin” creato da Franco Moschino nel 1992 e pensato come “cucito addosso”. Nella nuova collezione il tayloring è sempre presente, con creazioni che decostruiscono per ricostruire, per ricordare che Moschino è ancora Moschino, anche se gli anni passano.
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Cuciture a vista, che ricordano tessuti grezzi posti sul tavolo dei team stilistici. Stampe a pois su gonne e spalle oversize, bretelle e cinture con logo. Tessuti annodati a fiocco sorridono e cadono drappeggiati e tridimensionali lungo la silhouette. Il designer ha “moschinizzato” quattro stampe d’archivio dell’azienda tessile britannica Sanderson of London, dando vita a una collaborazione originale. I capi vanno a braccetto con borse divertenti. In mano alle modelle un piatto di spaghetti, una bottiglia di vino, una scatola di biscotti. L’umorismo si lega al sociale. La moda, secondo la filosofia Moschino, deve divertire, ma anche veicolare messaggi come quelli che rimandano alla salvaguardia del pianeta. A chiudere il defilé look arricchiti da accessori a forma di mondo e borse che ricordano sacchi della spazzatura che fanno da cornice a una t-shirt oversize con stampata la frase SOS Save Our World, per ricordare di impegnarsi a preservare il futuro. Nell’ottica di un riciclo che riguarda anche la moda, dove ogni pezzo di tessuto è prezioso.
Missoni, il nuovo corso di Alberto Caliri: oltre gli elementi noti del brand
La collezione fw ‘25-26, andata in scena in uno spazio industriale in Bovisa, segna per Missoni una nuova era. Alberto Caliri sa quel che vuole: spingersi oltre gli elementi più noti del brand, come lo zig-zag e le fantasie multicolor degli anni ‘80, per far emergere un mood “dormiente”, forse meno noto al grande pubblico, ma ricco di spunti, idee e tendenze. Per più di vent’anni Caliri ha lavorato al fianco di Angela in Missoni, nel 2021 era stato nominato direttore creativo del marchio, ma qualcosa era andato storto. Un anno dopo si era concentrato sulla collezione Home, ma nell’ottobre scorso ha ripreso le redini del prêt-à-porter. La filosofia del direttore creativo è il realismo. L’approccio è rilassato e istintivo. Si procede per stratificazioni. L’attenzione si concentra sulla quotidianità, trasformando il guardaroba in un insieme di capi pensati per la vita di tutti i giorni, quella autentica, reale. Il maglione diventa un miniabito, il cardigan maschile si sovrappone con naturalezza a camicie e pull, creando combinazioni inedite. Le gambe rimangono scoperte, abbinate a stivaletti maschili, boots robusti o sandali essenziali. La sensualità è sempre spontanea. Quanto alle proposte da sera l’attitudine non cambia, solo i tessuti conquistano un calibrato tocco luccicante. L’effetto finale è uno stile spontaneo e moderno.
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Fiorucci, leggerezza nel mare d’inverno
Un’ode alla felicità, all’ironia. La collezione fw 2025 di Fiorucci è un invito a riflettere sui momenti in cui siamo davvero in pace. Quando giovinezza e maturità si fondono senza sforzo e possiamo essere la versione più autentica di noi stessi. Attraverso una lente giocosa e ironica, la collezione abbraccia una nuova ingenuità e una gioia pura, libera da aspettative.
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Dolce & Gabbana, in passerella le “cool girls”
La collezione fw ’25-’26 segna un nuovo modo di concepire la moda, molto più libero e incentrato sullo styling. Si guarda alla Gen Z, con uno stile grunge ma anche seducente. Domenico Dolce e Stefano Gabbana parlano alla Gen Z e portano la loro collezione intitolata “Cool girls” a sfilare per strada, rivisitando i codici del brand e lanciandosi in un nuovo approccio alla moda e allo styling. Il duo creativo si esprime in modo chiaro. “Being a cool girl means stay true to yourself” è la frase proiettata sul maxischermo che dà il via alla sfilata autunno-inverno 2025/2026. “Essere una ragazza cool vuol dire essere se stessa”, recita la massima, che testimonia una concezione stilistica più libera, per chi vuole stare bene fuori, ma soprattutto dentro di sé.
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