Celeste Dalla Porta, la stella di Parthenope candidata ai David di Donatello
Da modella milanese a rivelazione del cinema grazie a Paolo Sorrentino
C'è qualcosa di inevitabile nel volto di Celeste Dalla Porta, come se fosse sempre appartenuto al cinema, anche prima che il cinema la chiamasse davvero. E forse Paolo Sorrentino lo aveva intuito già nel 2020, quando girò con lei una scena poi tagliata da È stata la mano di Dio, ma che lasciò nel regista un’impressione indelebile. Oggi Celeste è candidata al David di Donatello come miglior attrice protagonista per Parthenope, il film con cui ha esordito ufficialmente sul grande schermo, accompagnata in scena – nella versione adulta del suo personaggio – da una leggenda come Stefania Sandrelli.
Una staffetta generazionale in un racconto che attraversa l’Italia e la femminilità dagli Anni 50 a oggi, con la Dalla Porta a incarnare la Parthenope giovane, una figura insieme mitologica e concreta, simbolica e sensuale.

Figlia d’arte, voce nuova
Nata il 24 dicembre 1997 a Milano, Celeste Dalla Porta ha respirato arte fin da piccolissima. La madre è la fotografa Melina Mulas, il padre è il contrabbassista jazz Paolino Dalla Porta, e il nonno, Ugo Mulas, è stato uno dei più importanti fotografi italiani del Novecento. A 21 anni era già una modella affermata nella sua città, ma la sua vocazione andava altrove. Dopo studi di danza con Julie Anne Stanzak e una formazione teatrale, nel 2019 si trasferisce a Roma per diplomarsi al Centro Sperimentale di Cinematografia. Un passaggio fondamentale, anche se non privo di dubbi e battute d’arresto: “Quando ho finito la scuola c’è stato un vuoto atomico”, ha raccontato. “Mi sembrava di assistere allo sprofondare del mio sogno”. E invece quel sogno ha preso forma più luminosa che mai, proprio quando Celeste pensava di abbandonarlo.

Stile Parthenope: i look che raccontano un’anima
C’è un legame sottile, ma fortissimo, tra i vestiti che Celeste Dalla Porta indossa e il modo in cui Parthenope prende forma sullo schermo. Firmati interamente da Saint Laurent by Anthony Vaccarello, i costumi sono parte integrante della narrazione, quasi un’estensione emotiva del personaggio. “I vestiti hanno segnato la differenza tra la Parthenope adolescente e la Parthenope donna”, racconta Celeste. “Abiti morbidi e fluidi per la giovinezza, strutture più rigide e silhouette definite per l’età adulta. Cambiava il modo di camminare, persino la postura”.

Indimenticabile la giacca rossa nella scena in chiesa, o il lungo abito nero che accompagna Parthenope nei momenti più solenni del film, o il lungo lenzuolo bianco sulla terrazza sul mare. Ogni outfit è pensato come musica: ha ritmo, profondità, presenza.

Fuori dal set, Celeste si veste quasi sempre in total black e neutra, ma ama giocare con i look quando ce n’è bisogno.
Anche sul red carpet Celeste ha lasciato il segno, con un abito Saint Laurent bianco e nero e sandali con cristalli.
Una presenza magnetica, un personaggio sfuggente
In Parthenope, Dalla Porta è “presente dal primo all’ultimo frame”, come ama ricordare Sorrentino. E ogni inquadratura è intrisa di quella bellezza spiazzante e distante che il regista cercava: “Celeste possiede una sorta di dolore imperscrutabile”, ha detto lui, paragonandola alla giovane Stefania Sandrelli di Io la conoscevo bene.
Ma quella bellezza, Celeste ha dovuto costruirla pezzo per pezzo, anche contro se stessa: “Mi sentivo troppo acerba per stare su un set del genere come protagonista”, ha ammesso. “Abbiamo studiato moltissimo: lo sguardo, il modo in cui Parthenope si muove, la distanza che mette tra sé e gli altri. È un personaggio spregiudicato, consapevole, ma fragile”.

Tra reggae, argilla e libertà
Fuori dal set, Celeste continua a esplorare mondi. Disegna, canta, suona la chitarra, lavora con l’argilla e crea piccole animazioni in stop motion. E soprattutto ascolta tanta musica, tra i suoi generi preferiti c’è il reggae che “mi dà una sensazione di amore universale. È come una preghiera collettiva” ha affermato in un’intervista.
Un David per un’anima in transizione
Parthenope non è solo un film. È un rito di passaggio e per Celeste è stato proprio questo: “Dovevo lasciarmi alle spalle una parte più giovane di me. Entrare nel mondo dei grandi. Concentrarmi su ciò che voglio davvero fare nella vita”.
Oggi, con una candidatura ai David di Donatello e una nuova consapevolezza, Celeste Dalla Porta si affaccia su un panorama tutto suo.

E il suo nome, che un tempo le sembrava distante, oggi le calza a pennello. Perché in questo momento sospeso tra sogno e determinazione, Celeste non è più solo un nome: è un orizzonte.
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