Amanda Sandrelli ricorda il fratello Giovanni Paoli: “Lo conobbi a 8 anni, fu amore a prima vista”
L'attrice, figlia di Gino Paoli, ricorda il fratello Giovanni, scomparso all'età di 60 anni in seguito a un infarto

"Quando sei così legato a qualcuno negli anni della crescita, ne conosci a fondo il cuore. Lui conosceva il mio, io il suo": con queste parole Amanda Sandrelli ricorda il fratello Giovanni, giornalista, scomparso all'età di 60 anni in seguito a un infarto. Entrambi figli di Gino Paoli, ma con mamme diverse - Amanda (1964) è figlia di Stefania Sandrelli, Giovanni è nato nel 1964 dall'unione tra Gino Paoli e la prima moglie Anna Fabbri -, si sono conosciuti all'età di 8 anni. "Iniziammo subito a parlare fitto fitto, innamorandoci l’uno dell’altro all’istante. Eravamo diversi, ma molto compatibili ed entrambi avevamo bisogno di un fratello o di una sorella. Io ne avevo appena avuto uno da mamma, ma era un neonato, invece, Giò era un coetaneo, una cosa forse unica al mondo", racconta Amanda Sandrelli, 60 anni, al Corriere della Sera a proposito del loro primo incontro. "Sono cresciuta con Giovanni dagli 8 ai 13 anni, eravamo sempre appiccicati, dormivamo in due letti a castello, stavamo insieme da mattina a sera", ricorda Amanda Sandrelli, che ha altri due fratelli da parte del papà - Nicolò e Tommaso, nati nel 1980 e nel 1992 dal matrimonio di Gino Paoli con l'attuale compagna Paola Penzo - e un fratello da parte della mamma: Vito, nato nel 1974 dal matrimonio di Stefania Sandrelli con Nicky Pende.
"Ho quattro fratelli, li amo tutti allo stesso modo e con ognuno ho un rapporto speciale, ma con Giò la cosa speciale era aver condiviso quei cinque anni, eravamo diversi ma complementari, io casinara, viva, aperta, lui timido, intelligentissimo, più bravo di me a scuola. Stavamo in classe insieme, eravamo compagni di banco. Papà ci portava a scuola tenendoci per mano", aggiunge l'attrice.
Un legame, nato nell'infanzia, che è rimasto solido per tutta la vita: "Sapere che lui c’era era una sicurezza, sapeva dire sempre una cosa bella al momento giusto. Era la persona più buona e generosa che abbia mai conosciuto. Aveva grandi talenti e capacità dal punto di vista musicale e della scrittura, ma era schivo, troppo buono, disinteressato alla competizione e per questo ha avuto meno di quanto avrebbe meritato. Mi dispiace questo, oltre alla sua fine ingiusta. Però, penso a mio padre e a sua madre, che hanno 90 e 87 anni: a quell’età, si è fragili e io ora devo tenere la barra diritta per loro".
Il loro ultimo incontro è stato lo scorso gennaio e si sarebbero dovuti rivedere tra qualche mese: "Eravamo felici perché ci siamo detti che, a maggio, avremmo passato insieme qualche giorno, perché sarei stata a Milano in teatro".